FOOD DESIGN THINKING

Design Thinking:

la Metodologia dell’Italian Food Design

La metodologia del Design Thinking è un processo di progettazione che porta alla risoluzione di un problema attraverso  cinque fasi che prevedono la collaborazione di esperti con competenze e saperi diversi. 
È proprio il lavoro in team, il confronto tra discipline diverse che hanno sguardi e letture differenti della realtà, che portano a soluzioni nuove ed efficaci.

Le fasi del Design Thinking.

Ascolto

Ascolto dei bisogni, delle esigenze del mondo del cibo, dell’agroalimentare, dei giovani. Empatia con gli interlocutori dei nostri progetti.

Definizione del problema

Definizione del problema di design (progettazione) da risolvere.

Analisi del problema

Raccolta dati, bibliografia, report, osservazioni, interviste e definizione delle competenze necessarie per risolvere il problema e superare le barriere.

Creatività

Ricerca di soluzioni, brainstorming, confronto tra esperti di discipline diverse: sviluppo del prototipo, pianificazione dell’intervento da realizzare.

Test

Messa in azione, valutazione dei risultati.

Il Design Thinking  non è un processo  lineare, anche se è stata trovata la soluzione,  dopo la fase test il progetto può essere migliorato.

A chi ci ispiriamo

Bruno Munari

“Il design parte da un problema e cerca soluzioni “

“L’operazione completa di design richiede che il lavoro sia svolto con cura e con cultura, che abbia una regola anch’essa inventata ma comunicabile, altrimenti resta puro esercizio personale”

“Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere che cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’è in più”.

Bruno Latour

“ Per metterla in modo più provocatorio, direi che “design” è uno dei termini che ha sostituito la parola “rivoluzione”

“Oltre alla modestia, dunque, tra le connotazioni a cui la parola design rinvia sono l’abilità, la maestria e l’ossessiva attenzione ai dettagli”, “nel design c’è sempre, come si direbbe in francese un dessein, o in italiano, un disegno, uno scopo”

“… e questo è il suo aspetto interessante – in cui ogni singola cosa, ogni dettaglio della nostra esistenza quotidiana, dal modo in cui produciamo cibo, al modo in cui viaggiamo, al modo in cui costruiamo automobili o case, al modo in cui cloniamo mucche deve essere riprogettato”

“I moderni hanno fatalmente creduto che la natura esistesse indipendentemente dagli umani, e che la società degli umani potesse decidere del suo destino indipendentemente dalla natura. Ebbri di questa doppia credenza, hanno tentato di depurare le loro scienze da ogni sorta di ibridazione con la società, separando i “fatti” della realtà esterna dai “feticci” delle credenze del soggetto. Questa immane opera di purificazione li ha resi per lungo tempo invincibili, almeno fino a che la loro illusione di controllo non ha cominciato a sgretolarsi. Più i moderni hanno cercato di staccare natura e cultura, più le hanno mescolate. Più purificavano le scienze dagli ibridi, più gli ibridi proliferavano”.

Alessandro Mendini

“Nel terzo millennio possono entrare solo quegli oggetti che hanno un’anima. Va recuperata e approfondita, nel design contemporaneo, quell’antica matrice che fa rivivere gli oggetti attraverso atteggiamenti spirituali”

Leonardo Caffo

“Pensiamo, per un attimo, all’ecologia non tanto come a una teoria filosofica sul benessere delle relazioni tra le cose, ma come ad una pratica di vita per noi stessi “

“…anche la scienza non è che uno strumento narrativo e simbolico per dire qualcosa sul reale che comprendiamo a stento”.

Marco Armerio

“Le comunità esistono, e nei momenti più difficili. Mentre le wasting relantionship si basano sul consumo e l’alterizzazione, le pratiche di commoning cercano di riprodurre risorse e comunità e, nel farlo, smantellano il progetto alterizzante, creano comunità e possono potenzialmente minare il regime del Weistocene

“In realtà̀, la scienza non ha soltanto indicato i problemi che l’umanità̀ deve affrontare, ma ha anche contribuito a trovare soluzioni”.

James Lovelock

“Ma sospetto che sia anche perché siamo troppo legati al linguaggio e al pensiero logico e non abbiamo rivolto sufficiente attenzione al pensiero intuitivo, che gioca un ruolo essenziale nella nostra conoscenza del mondo”